Per rintracciare Cassiopea, visibile tutto l’anno anche se in posizioni diverse rispetto alla Polare, si parte da Mizar, si traccia una linea passante per la Polare e prolungandola più o meno della stessa distanza Mizar-Polare troveremo un gruppo di cinque stelle abbastanza luminose a forma di W o di M a secondo della stagione dell’anno. È la costellazione di Cassiopea: in primavera, con il Grande Carro alto in cielo e Cassiopea all’orizzonte, la forma è quella di una W, in autunno con il Grande Carro che lambisce l’orizzonte e Cassiopea molto alta, si vede una M. Con il mio dobsonianio da 20 cm mi sono divertita ad osservare la zona di cielo compresa tra e e d Cassiopea: partendo dalla d, la punta della freccia più aperta, seguendo la congiungente e ? d, a meno di 2° leggermente a destra, troviamo l’ammasso aperto NGC 457 meglio conosciuto come ammasso “Civetta” o “Aereoplano”: secondo alcuni le due stelle più luminose sono gli occhi della civetta, secondo altri l’insieme di stelle assomiglia ad un aeroplano. Io preferisco l’aeroplano! L’ammasso è composto da una sessantina di giovani stelle ad una distanza di quasi 9000 a.l. dalla Terra. Un po’ più vicino (quasi 8000 a.l.) è invece l’ammasso aperto M103, l’ultimo oggetto compreso nella versione originale del catalogo Messier (il catalogo conta infatti 110 oggetti). Al telescopio si presenta come un grumo di una quarantina di stelle molto giovani ma è visibile anche con un binocolo. Proseguendo la linea che congiunge ? con d di circa un grado, appena a sinistra (circa 30’) c’è M 103. Nelle vicinanze un altro ammasso aperto ben visibile anche con un binocolo: NGC 663, formato da circa 80 stelle più luminose, poste ad una distanza di ben 2600 a.l. A metà della linea che congiunge d con e (circa 2°) e poi 1° a sinistra c’è NGC 663 (lo riconosco per la presenza di due coppie di stelle piuttosto luminose e di uguale luminosità che si stagliano dalle altre). La costellazione di Cassiopea insieme alle vicine costellazioni autunnali Cefeo, Andromeda, Perseo e Cetus, sono collegate da una delle più belle leggende del mito greco. La regina Cassiopea, moglie del re di Etiopia Cefeo, era solita vantarsi della sua bellezza e di quella della figlia Andromeda tanto da suscitare le ire delle Nereidi, le ninfe del mare. Queste si lamentarono con il dio del mare Poseidone che, adirato, mandò la Balena, Cetus appunto, a devastare le coste etiopi. Cefeo, per placare il mostro fu costretto a sacrificare la figlia Andromeda, incatenandola ad uno scoglio. Fortunatamente, al momento propizio, intervenne Perseo, con il suo cavallo alato Pegaso, che liberò la fanciulla e la sposò. Come d’obbligo, re, regina, principessa ed eroe vennero posti in cielo in una stessa zona.
Pillole di Astronomia
Quanti sanno che le stelle si muovono? Basta guardare il cielo anche per dieci minuti per accorgersi che le stelle che si trovano basse sull’orizzonte si spostano; con il passare delle ore notiamo che si spostano da est verso ovest come fa il Sole di giorno. Attorno alla stella Polare, che in un certo luogo, di giorno, di notte, d’estate, d’inverno è sempre lì, riferimento immutabile, le stelle percorrono delle orbite circolari. In realtà la Polare apparirebbe esattamente immobile solo se fosse proprio sul polo nord celeste, ma non è così, distandone 44’.. … Lo stesso moto delle stelle è solo apparente, perché, come quello del Sole, è il risultato della rotazione reale della Terra attorno al proprio asse. Ma allora le stelle non hanno un movimento reale? Certamente, ma non quello che notiamo noi. Quello vero è così lento, a causa delle distanze estremamente grandi, che le posizioni delle stelle nelle costellazioni rimangono immutate per millenni. Osservando il cielo in modo più assiduo, si può costatare che non si ritrovano le medesime stelle alle stesse ore con il passare dei giorni. Dopo alcuni mesi non si ritrova più lo stesso cielo perché la Terra ruota attorno al Sole. Le stelle situate nella stessa direzione del Sole sono invisibili, ma lo spostamento della Terra nella sua rivoluzione ce ne permette l’osservazione 6 mesi più tardi. E’ così possibile riconoscere il cielo stagione dopo stagione e, come gli antichi, capire quando si avvicina l’inverno, in base a come si presentano certe costellazioni.