A cura di Giovanna Cozzari
La costellazione dell’Aquila, dalla tipica forma ad aquilone, è dominata dalla luminosissima Altair (aquila volante) che dista meno di 17 a.l. (solo a Centauri, Sirio e Procione sono più vicine) e che insieme con Vega della Lira e deneb del Cigno forma il cosiddetto “triangolo estivo”. Un altro asterismo caratterizza la costellazione: quello formato da Altair e le stelle β e -Aquilae, poste rispettivamente a sud e a nord di questa. Secondo un’antica tradizione persiana veniva chiamata “l’equilibrio”.
La Via Lattea corre lungo il lato occidentale della costellazione: in una notte con un cielo veramente buio e senza Luna, puntando il binocolo a ovest della stella ?, è possibile vedere una zona di cielo grande come la Luna Piena, priva di stelle. Stiamo osservando una nebulosa oscura: grandi quantità di gas e polveri interstellari bloccano la luce delle stelle retrostanti.
L’Aquila ricorda un’altra trasformazione di Zeus, che si mutò nell’uccello regale per compiere il rapimento di Ganimede poi diventato coppiere degli dei. In molte antiche mappe del cielo tra gli artigli dell’Aquila è rappresentato Antinoo, il giovinetto amato dall’imperatore Adriano e morto in giovane età in circostanze misteriose. Si racconta che lo stesso Adriano persuase Tolomeo a porlo in cielo per perpetua memoria. Di fatto, la costellazione di Antinoo è stata eliminata e le sue stelle principali sono state restituite all’Aquila.
Una curiosità: questa costellazione ha dato il nome alla città omonima e i principali monumenti sacri sono disposti in modo da riprodurre in terra la stessa costellazione.