La Pagina Aprile 2013

 

Articoli de “La Pagina ” di  Aprile/2013
parliamo delLA LUNA


Enrico Costantini

I COLORI DELLA LUNA
 Osservando la Luna piena durante una serata limpida, essa ci appare come un disco candido, luminescente, qua e là segnato da macchie grigiastre meno riflettenti e più o meno tenui. Niente più che un’immagine in bianco e nero. In realtà non è proprio così. Quella che riceviamo dal nostro satellite è la luce del Sole riflessa dalla sua superficie che, assorbendone una parte in funzione del proprio contenuto chimico-geologico, ce la trasmette leggermente modificata e, per questo, non priva di colori. L’intensità della luce riflessa non ci permette di cogliere visivamente le tenui differenze cromatiche presenti sul disco lunare; esse, però, possono essere rivelate puntualmente, dai sofisticati mezzi fotografici e di elaborazione immagini digitali oggi disponibili. Ma a che sono dovute queste impercettibili modulazioni cromatiche della superficie lunare? La diversità di colori rivelate dalla elaborazione al computer di fotografie del suolo lunare, sono dovute soprattutto alla presenza di ferro e titanio, frutto del rimescolamento del terreno causato dagli impatti asteroidali ed alle conseguenti effusioni laviche. Le regioni che noi identifichiamo come mari hanno la riflettività inferiore al resto a causa della rilevante presenza di ossido di ferro; le foto di esse mostrano, dopo  elaborazione cromatica, una prevalenza più o meno marcata del colore rosso ruggine in funzione della quantità presente di tale composto. In alcuni mari essenzialmente basaltici, la concentrazione di ossido di titanio (Ti O2) supera quella dell’FeO e per ciò queste superfici risultano ancora meno riflettenti, prevalendo in esse la colorazione blu sul rosso. Nel 2011 la navicella L.R.O. ha fotografato a colori tutta la superficie della Luna e dallo studio delle immagini si cercano notizie per rendere ancor più mirate le eventuali future missioni lunari. La scelta dei futuri allunaggi potrà avvenire in funzione delle caratteristiche chimiche dei siti prescelti. È necessario individuare i luoghi dove poter estrarre e rendere utilizzabili le materie prime necessarie a garantire la permanenza, il più possibile autonoma, a coloro che in futuro sosteranno a lungo sulle eventuali basi lunari. Oggi abbiamo parlato dei colori reali della Luna, prossimamente ci scosteremo un po’ dalla realtà.
L’asteroide 99942 Apophis colpirà la Terra nel 2036?
Dati aggiornati alle più recenti osservazioni


Tonino Scacciafratte
Pres. A.T.A.M.B.

 Scoperto nel 2004, questo asteroide classificato come un NEO (Near Earth Objects), la cui orbita interferisce con quella terrestre, fin da subito risultava un oggetto potenzialmente pericoloso, dal momento che alla data 13 aprile del 2029 aveva circa il 3 % di probabilità di cadere sul nostro pianeta. Dalle prime stime che lo classificavano come un oggetto dalla forma allungata come una patata, di lunghezza 270 m, dalla massa di circa 50 miliardi di tonnellate e avente una velocità orbitale di circa 30 km al secondo, se ne deduceva che un eventuale impatto sul suolo terrestre avrebbe portato distruzione su alcune migliaia di chilometri quadrati con una potenza di circa 870 megatoni, pari a 65.000 bombe atomiche come quella sganciata su Hiroshima!! Il suo nome fu scelto cercando un’attinenza con “distruzione” e chi, meglio del Dio Egizio Apophis che dimorava nel mondo sotterraneo e tentava di distruggere il Sole nel suo ciclico passaggio notturno? Centinaia e centinaia di successive misurazioni con i maggiori telescopi mondiali, compreso il grande radiotelescopio di Arecibo di 300 m di diametro, portavano ad escludere in modo totale l’impatto con la terra nell’aprile del 2029 (ci sfiorerà ad appena 30.000 Km., più vicino dei nostri satelliti geostazionari), ma non si escludeva una collisione nel successivo passaggio ravvicinato il 13 aprile del 2036. Un’osservazione più dettagliata è stata fatta il 10 gennaio scorso dal telescopio spaziale Herschel dell’ESA (vedi foto), che posto in orbita intorno alla Terra, ha studiato Apophis ad una distanza di 14,5 milioni di Km. in varie bande dello spettro elettromagnetico (dall’infrarosso al sub-millimetrico) e ne ha migliorato i dati dimensionali, aumentando la lunghezza a 325 m invece dei 270 stabiliti precedentemente. Questo aumento sulla lunghezza del 20% lo rende molto più pericoloso, dal momento che sta a significare un aumento del 75 % della sua massa!. Le nuove ulteriori misurazioni della sua orbita ci dicono che le probabilità di impatto con il nostro pianeta sono ulteriormente scese, ma non dobbiamo abbassare assolutamente la guardia, dal momento che questi incontri ravvicinati potrebbero modificarne la traiettoria e renderlo potenzialmente pericoloso nei passaggi successivi. A tal proposito la NASA sta studiando la possibilità di inviare un trattore gravitazionale direttamente su Apophis durante l’incontro ravvicinato del 2029, in modo da avere 7 anni di tempo per modificare eventualmente l’orbita dell’asteroide e renderlo praticamente innocuo.  La figura N. 2 mostra una foto artistica di un trattore gravitazionale consistente in una navicella teleguidata che si lega al campo gravitazionale di Apophis e per mezzo di getti propulsori, deviare la rotta dell’asteroide di quel tanto che serve per tenerlo alla larga dal nostro pianeta!
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Una soffitta sull’Universo


Michela Pasqualetti

La sera successiva, naturalmente, l’argomento riprese da dove era stato lasciato: a Leonardo non sfuggiva nulla e ricordava perfettamente ciò che Overlook proponeva!
Inoltre, avrebbe saputo qualcosa in più sui pianeti interni, ossia quelli più vicini al Sole, contrariamente ai gassosi chiamati esterni.
Intanto, a Overlook venne in mente un piccolo stratagemma che avrebbe potuto far trascorrere più tempo a Leonardo con i genitori.
Nonostante l’armonia che regnava nella casa quando erano tutti insieme, esisteva il problema che questo tempo era sempre troppo poco. Overlook, qualche problema? Ti vedo così assorto nei tuoi pensieri che sembra tu stia dormendo a occhi aperti! No no, Leonardo! Nessun problema! Stavo solo riflettendo e, detto da un telescopio non è una novità, su una cosa… Ma non perdiamo altro tempo e iniziamo! Dove eravamo rimasti ieri? Dovevi parlarmi dei pianeti rocciosi. Bene…molte notti, appena dopo il tramonto, scorgiamo verso ovest una stella luminosa nel cielo, ma non è affatto una stella bensì Venere. I primi astronomi che notarono questi oggetti molto brillanti che cambiavano posizione ogni notte, a differenza delle normali stelle, li chiamarono pianeti che significa “nomadi”, “erranti”. Dicevo che Venere è l’oggetto più luminoso del cielo notturno poiché è quello che più si avvicina alla Terra ed è ricoperto da dense nubi che riflettono brillantemente la luce del Sole. Ma possiamo vedere Venere solo al tramonto? No, in altri periodi possiamo vedere questo pianeta prima dell’alba come una stella del mattino. Anche Mercurio è come una “stella” del mattino e della sera, ma non diventa luminoso come Venere ed è difficile vederlo perché, essendo il pianeta più vicino al Sole, spesso si perde nel suo bagliore e inoltre la sua altezza non è mai molto elevata sopra l’orizzonte. Dopo Venere, il pianeta che più ci si avvicina è Marte, inconfondibile per via della sua luminosità di colore rosso, colore associato dagli antichi al sangue e al fuoco: per questo fu chiamato Marte, come il dio della guerra. Raggiunge la sua massima luminosità quando si trova in opposizione al Sole ed è più vicino alla Terra.