PROSSIMA APERTURA AL PUBBLICO: VENERDI’ 22 FEBBRAIO 2019
GLI ANELLI DI SATURNO STANNO LENTAMENTE SCOMPARENDO
Per “lentamente” si intende un periodo di tempo di circa 100 milioni di anni! Così si sono espressi pubblicamente i ricercatori della NASA dopo aver comparato i dati che ci sono stati trasmessi dal passaggio delle sonde Voyager 1 e 2 nei primi anni 80, con i più recenti e dettagliati della sona Cassini che ha operato per sette anni in orbita intorno il sistema Saturno/anelli/satelliti e che ha terminato il suo splendido lavoro “suicidandosi” nell’atmosfera di Saturno il 15 settembre del 2017. Gli anelli di Saturno sono composti da piccole particelle di ghiaccio (da millimetriche a massimo due metri di diametro) che si sono formati circa 100 milioni di anni fa, probabilmente dallo scontro di piccole lune ghiacciate. Saturno attrae questi corpi ghiacciati i quali, riscaldandosi a contatto con l’atmosfera, si trasformano in pioggia. Questo fenomeno, chiamato “pioggia anulare” era già noto in casa NASA già dagli anni ottanta, ma ora i ricercatori, avvalendosi sia dai dati trasmessi dalla sonda Cassini nonché del telescopio Keck da 10 metri di diametro delle isole Hawai, hanno riparametrato i dati e calcolato che la vita degli spettacolari anelli di Saturno, non saranno più visibili ai nostri (se ci saranno ancora) posteri fra 100 milioni di anni!
Saturno: Foto di Tonino Vagnozzi.
SERATA OSSERVATIVA DI VENERDI’ 22 FEBBRAIO 2019
Di norma nelle serate di osservazione astronomica, si punta il telescopio preferibilmente a sud, punto cardinale dove gli oggetti da osservare raggiungono la massima altezza (culminano) sopra l’orizzonte. Il motivo va ricercato nel fatto che più lo sguardo tende ad andare verso lo zenit (punto immaginario situato perpendicolarmente sopra la testa dell’osservatore) inferiore è lo spessore dell’atmosfera che ci disturba e quindi si ha una visione più contrastata e nitida della volta celeste.
Questo cappello per giustificare il fatto che il giorno 22 febbraio, nelle ore serali di apertura dell’osservatorio, l’oggetto più interessante che culmina a meridione è senza dubbio l’ammasso aperto M44 nella costellazione del Cancro, chiamato anche ammasso del Presepe, Mangiatoia o Alveare. I popoli antichi, che godevano di un cielo assolutamente buio e privo di inquinamento luminoso lo osservavano nitidamente descrivendolo come un bianco batuffolo ovattato. Fu Galileo che osservandolo con il suo primo piccolo, rudimentale telescopio lo descrisse come un ammasso di stelle composto da una quarantina si elementi. Osservazione dei giorni nostri ce lo indicano come un ammasso aperto costituito da circa 400 stelle, situato ad una distanza di 600 anni luce. Dal momento che si trova praticamente sopra l’eclittica, viene periodicamente occultato sia dalla Luna che da altri pianeti.
Tonino Scacciafratte
